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È un Mussolini più umanamente abbordabile quello che ci appare quando ne analizziamo i comportamenti durante la sua prigionia per volere del re Vittorio Emanuele III, e del primo ministro Pietro Badoglio, sull'isola di Ponza, in quella sarda della Maddalena o sul Gran Sasso d'Italia in Abruzzo. Un uomo comune, un po' più coraggioso dei pavidi e un po' meno remissivo degli inermi. Dal dialogare con coloro che sono stati i suoi custodi, emerge un Duce, o meglio un ex Duce, socievole, ragionevole, ubbidiente e rispettoso delle prerogative altrui. Prima della prigionia queste sfumature caratteriali del capo del fascismo erano note soltanto a poche persone. Forse aveva ragione sua moglie, Rachele, quando ha detto: «Benito sembrava un leone, ma sotto sotto era soltanto un agnello». Le fa eco Benedetto Croce quando ha affermato: «Mussolini era un povero diavolo». Liberato da Hitler per interesse e non per afflato cameratesco Mussolini, sorretto dalle baionette tedesche, è diventato il Borgomastro di Gargnano, un dittatore dimezzato, umile e dimesso, ma pur sempre un dittatore.